19 agosto – giorno 3 (prima parte)
che storia !
Da Antirrio si imbocca il ponte che porta a Patra, sulla costa settentrionale del Peloponneso.
Attraverso il ponte e guardo in alto dove i cavi di acciaio formano un gioco ottico che mi fa ridere appalla, come un bambino sulle montagne russe.
Dormire...
Mangio un boccone e volo alla ricerca di un ostello. Mi fermo a chiedere informazioni alle uniche persone che mi sembrano del posto. Solo dopo aver messo lo scooter sul cavalletto mi accorgo che si tratta di donne al soldo, l’equipe di entreneuses più malassortita e annoiata che mi sia capitato di vedere. Una cicciona bionda con i denti brutti scatta verso di me, mi invita a seguirla. Glisso chiedendo le informazioni sull’ostello, ma lei non capisce bene. Nel frattempo compare il custode dell’hotel di fianco, così ripiego su di lui. E mentre questo mi spiega la strada, la cicciona torna a sedersi sulla sua sedia di plastica rotta e comincia a rivolgere versi voluttuosi (almeno nelle intenzioni) verso la patta dei miei pantaloni.
...o non dormire.
L’ostello è una palazzina antica sul lungomare più triste del Mediterraneo. Entro nell’ingresso buio e desolato, la porta cigola e maschere africane mi guardano dalle pareti. Giro sui tacchi. Piuttosto mi faccio la notte in bianco.
Sono le 2 ormai. Nella piazza principale incontro una compagnia di giovani turisti e viaggiatori in attesa dei traghetti del giorno che arriva: un francese, un algerino, un palestinese e quattro ragazze toscane che sono andate a ficcare per qualche giorno a Mikonos. Per ammazzare il tempo giochiamo a Mikado usando come tavolo una panchina di marmo. Sono sveglio, il caffé fa il suo dovere, ma le terminazioni cominciano a dare segni di stanchezza.